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al testo di Serenella Menichetti
Viaggio
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Al congiungersi delle palpebre Si apre il sipario Sul palcoscenico del buio:... Una moltitudine di appezzamenti quasi vuoti. Cammina con il flusso del fiume.
Non possiamo scendere dal treno La nostra fermata non è contemplata. E noi non ci siamo.
Ci riconosciamo nei frammenti di cielo di un paesaggio inesistente. Frughiamo nelle tasche per palpare certezze La località scritta sul biglietto è sconosciuta. Eppure è la nostra.
Caroline scartabella il vocabolario Alla ricerca del senso Lo richiude per osservare dal finestrino i campi vuoti. La borsetta fucsia cade a terra.
Un rossetto rotola fino al pettine di tartaruga. Si ferma. Lo specchietto in mille pezzi rimane attaccato alla cornice. Il treno continua la corsa. Non ci sono fermate dove scendere né altre case da abitare.
Serenella Menichetti
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Antonio Terracciano
- 13/04/2018 16:22:00
[ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]
Il treno è un potente simbolo poetico (sarà per questo, forse, che alcuni poeti - tra i quali io sicuramente - sono innamorati dei treni fin da bambini? ) , che ben si presta a rappresentare la vita. Come sostiene la poetessa, in questa sua gradevole operetta filosofica, non possiamo scendere dal treno (se non quando il macchinista, il controllore, o il capostazione lo deciderà) , e inoltre, aggiungo io, non possiamo neppure cambiare scompartimento, perché abbiamo un posto prenotato, ci piaccia o no la compagnia che siamo costretti a subire...
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Alberto Becca
- 13/04/2018 15:22:00
[ leggi altri commenti di Alberto Becca » ]
la vita, in fondo, è un viaggio (ad occhi aperti e/o chiusi) verso mete (intermedie e finali) sconosciute; molto coinvolgente questa lirica, che è al tempo stesso un film e un idea, un sentimento e una sensazione. Molto apprezzabile il ritmo, l incalzare delle parole, il tutto pervaso da una discreta "suspance" che la rende originale e assai "teatrale"
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